Depressione, ansia, stress: alcuni esperimenti sulla cannabis terapeutica

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Depressione, ansia, stress: alcuni esperimenti sulla cannabis terapeutica

Che la cannabis abbia effetti psicoattivi non è una novità. Non lo è nemmeno il fatto che sia una pianta medica e che quegli effetti non si manifestino se utilizzata con un dosaggio relativamente basso nell’ambito di una terapia. Alcuni studi concordano nell’affermare che dosi basse possano avere effetto positivo contro disturbi quali ansia, depressione e stress.

Efficacia contro la depressione anche a bassi dosaggi
Uno tra i più recenti di questi studi, quello condotto all’Università di Washington, per dimostrare queste proprietà ha utilizzato come metodo un’app chiamata Stainprint un cui venivano registrati gli utilizzi medici e la portata dei sintomi di 280 diverse patologie, insieme ai dati relativi ai pazienti, il dosaggio e la percentuale dei principi attivi principali, THC e CBD.
E’ stato chiesto di valutare la portata dei sintomi percepiti da 0 a 10 e sono state raccolte 12 mila risposte di circa 1.400 pazienti che utilizzavano cannabis per ansia, depressione e stress al di fuori dell’ambito puramente ospedaliero.
Dopo l’utilizzo di cannabis le risposte hanno registrato una riduzione percepita del 50% nel caso della depressione e del 58% nel caso di ansia e stress.
La cannabis più efficace per la depressione è risultata essere quella ad alto contenuto di CBD (oltre il 9%) e basso contenuto di THC (meno del 5,5%): bastava una boccata a ridurre i sintomi, il che confermava la teoria secondo cui basta una dose ridotta per alleviare i sintomi.
Nel caso dello stress avveniva il contrario: aveva più effetto una cannabis con percentuali elevate sia in CBD (oltre l’11%) che in THC (più del 26%). Una decina di boccate.

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Quanto durano gli effetti positivi?
Secondo i ricercatori che hanno condotto l’esperimento, i sintomi della depressione tendevano ad acutizzarsi con l’uso cronico, colpa delle alterazioni dei recettori cannabinoidi nelle cellule del cervello. Ma si tratta di una situazione reversibile dopo circa 2 giorni di astinenza e senza differenze significative dopo 28 giorni. In sintesi: buona efficacia a breve termine ma l’utilizzo continuativo può aumentare la vulnerabilità alla ricaduta dopo l’interruzione… Significa cioè che la cannabis può aiutare temporaneamente a nascondere i sintomi ma non li riduce con certezza a lungo termine.

L’importanza di una giusta diagnosi
Molti medici sperimentano la cannabis nel proprio lavoro nei Paesi dove ciò è permesso dalla legge. Jordan Tishler, un medico di Boston che gestisce una clinica specializzata in trattamenti medici a base di cannabis, ha svelato le sue considerazioni in un’intervista evidenziando un dettaglio: i pazienti tendono a confondere ansia e stress.
Lo stress è una risposta a situazioni difficili della vita (un lavoro poco soddisfacente ad esempio o relazioni complicate); l’ansia è un sentimento di preoccupazione o angoscia senza motivo particolare.
Differenze sostanziali quando occorre capire che tipo di terapia utilizzare.
Chi pensa di avere l’ansia tende a fumare tutto il giorno, secondo Tishler invece l’ideale sarebbe assumere una piccola dose prima di dormire, evitando così cali di produttività durante il giorno, tutto questo sempre considerando che le indicazioni sui dosaggi sono sempre piuttosto vaghe.
Va sottolineato anche che molte persone sono convinte che sia meglio utilizzare marijuana rispetto a soluzioni mediche classiche e farmaci; in questo senso, la comunità scientifica non ha affatto un parere unanime.

Ci teniamo ad essere cauti nel fornire informazioni e ricordiamo che la cannabis ad uso terapeutico sottintende la formulazione di una diagnosi e una prescrizione medica.

 

Fonti:
Il Manifesto  | Agi  |  Journal of Affective Disorders


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