Da Chernobyl a Taranto, si pianta canapa per bonificare i terreni inquinati
Le piante di canapa possono rivelarsi preziose per depurare i terreni da metalli pesanti ed inquinanti. Tecnicamente si chiama “fitorimediazione” e indica la capacità di piante come la canapa di assorbire sostanze per immagazzinarle e ridare vita ai terreni. Già negli Anni Novanta si tentò di utilizzare la canapa per bonificare i terreni attorno a Chernobyl e l’esito fu molto positivo. Recentemente un esperimento simile è stato condotto a Taranto nei terreni contaminati da diossina.
L’esperimento a Chernobyl
A condurre l’esperimento era all’epoca Ilya Riskin, in una pubblicazione scrisse poi che la canapa si era rivelata tra le migliori pianti fitorimediatrici mai studiate. Lo studio fu ripreso in varie parti del mondo con l’obiettivo di approfondire, ad esempio, se oltre a radici e foglie la canapa immagazzinasse anche in altri punti gli inquinanti assorbiti e quali sostanze riuscisse a “succhiare” dai terreni contaminati.
In Italia, il progetto GREEN e quello all’Ilva
GREEN è un acronimo che sta per “generare risorse ed economie nuove” e si tratta di un progetto tra i cui obiettivi figura lo studio sulle proprietà fitodepuranti di piante di canapa di varietà certificate a livello Ue piantate in un appezzamento nei pressi dell’aeroporto di Bari, in parte a filari e in parte a macchia per poter poi effettuare campionamenti differenti.
Ma dove vanno a finire poi le piante contaminate?
Non saranno certo buttate via. Si possono utilizzare a livello industriale. E anche i metalli si possono recuperare dalle piante che li hanno assorbiti grazie ad un processo di fitoestrazione, per essere reimpiegati nel circolo produttivo.
La Puglia non è nuova a queste sperimentazioni a tema canapa. Anni fa, la masseria Fornaro era balzata sulle prime pagine dei quotidiani quando si era reso necessario l'abbattimento di un numero cospicuo di ovini a causa della presenza di diossina nei terreni. Proprio in quel luogo è stata piantata canapa. La bonifica ha avuto alti e bassi, non tanto per le proprietà della canapa, che restano indiscusse, quanto per la quantità impressionante di diossina registrate nei terreni che hanno addirittura impedito, ad un certo punto, di seminare. Ma questo è un altro discorso e riguarda non solo la canapa, che entra in gioco in un secondo momento, una volta accertate le conseguenze delle azioni selvagge di chi inquina senza sosta i nostri terreni, la nostra acqua e l’aria che respiriamo.