La bioplastica del futuro sarà di canapa
Ridurre l’utilizzo di plastica è una delle sfide cruciali per vincere la crisi climatica e ci riguarda da vicino più di quanto immaginiamo. Tutti abbiamo visto le immagini della Great Pacific Garbage Patch, la gigantesca isola isola di spazzatura dell’Oceano Pacifico, composta da un ammasso di rifiuti più o meno galleggianti. Se pensate che da noi questo non accada e che l’Italia sia un Paese più attento di altri, sappiate che esiste un’isola di rifiuti altrettanto preoccupante anche tra l'Isola d'Elba e la Corsica.
Siamo sommersi dai rifiuti che generiamo e la plastica è uno dei più letali, anche perché in plastica sono prodotti molti oggetti che gettiamo pochi giorni o addirittura pochi minuti dopo l’utilizzo. Se nella maggior parte dei casi la plastica viene riciclata, ci vogliono da 100 a 1000 anni perché bottiglie, sacchetti e stoviglie abbandonati possano degradarsi… tutto questo senza contare l’enorme problema delle microplastiche che ormai si trovano persino nel cibo e nell’aria che respiriamo. Un problema immenso, che spinge le aziende di tutto il mondo a lavorare per creare nuovi tipi di packaging sostenibile utilizzando ad esempio fibre vegetali come quelle di canapa, pianta che offre numerosissimi vantaggi anche in questo campo.
HempBioPlastic: più resistente, più economica e amica del Pianeta
Le fibre vegetali come la canapa possono sostituire la plastica senza che la qualità e l’affidabilità del packaging diminuiscano, con un vantaggio per l’ambiente e una resa enorme. Gli oggetti realizzati utilizzando bioplastiche, essendo poi biodegradabili, alla fine del loro ciclo di vita non hanno bisogno di essere smaltiti in impianti che generano altra CO2. Le stime degli scienziati parlano di una riduzione di anidride carbonica addirittura dell’80% rispetto alle plastiche normali.
Ma i vantaggi sono anche puramente economici. Naturalmente, il costo della materia prima vegetale – indipendentemente da quella prescelta - è nettamente inferiore a quello del petrolio.
L’HempBioPlastic – nome tecnico delle bioplastica prodotta con fibre di canapa - si tratta di un materiale di gran lunga più resistente e più leggero del 20% rispetto alla plastica tradizionale, i cui filamenti sono anche perfetti per la stampa 3D che, se sfruttata a pieno regime, permetterebbe di realizzare un’infinità di oggetti di uso comune, dai contenitori ai giocattoli.
Un caso italiano di successo
Quando si parla di bioplastica ricavata da fibre di canapa il nome più ricorrente è quello della statunitense HempPlastic (che produce, ad esempio, le stoviglie nella foto in di seguito).
Ma anche in Italia si registrano ottimi risultati.
Da qualche anno, la startup siciliana Kanèsis produce bioplastica utilizzando scarti vegetali industriali tra cui quelli di canapa e pomodoro. I fondatori lo definiscono un “contenitore di progetti sostenibili” che unisce agricoltura e industria. Gli scarti agricoli vanno a sostituire gli additivi chimici e i coloranti, con il risultato di ottenere bioplastiche utilizzabili anche per la stampa 3D. Il prodotto finale è di qualità e più economico rispetto a quello che si potrebbe acquistare dai brevetti di tante aziende estere che utilizzano additivi sintetici derivati da petrolio. La startup nasce dall’idea di due studenti universitari, Giovanni Milazzo e Antonio Caruso, che sono riusciti a realizzare, tra gli altri, Hempbioplastic, un materiale termoplastico creato partendo dal canapulo (la parte interna legnosa della canapa) come biomassa di scarto della filiera agricola. Il suo punto di forza è sicuramente la resistenza, del tutto paragonabile a quella delle tradizionali plastiche petrolchimiche. Inconfondibile anche il suo colore, marrone come le fibre che lo compongono. I primi utilizzi sono stati promettenti: un montatura di occhiali e una macchina fotografica in canapa, cocco e bambù, che hanno ricevuto parecchio sostegno sulle piattaforme di crowdfunding.
Ma nel futuro di Kanèsis e di tutte le aziende che credono nei molteplici impieghi della canapa c’è molto altro. I settori che potrebbero essere trasformati grazie all’utilizzo delle bioplastiche vanno dal packaging all’abbigliamento, dall’automotive alla produzione di energia.
Fonti:
QuiFinanza | Wired | Kanèsis | HempPlastic